Secondo IMDb ho visto 721 film usciti tra il 2010 e il 2019. Questa classifica, totalmente di gusto personale, vuole essere un riassunto delle esperienze più caratteristiche ed emozionanti vissute al cinema in questo periodo. I film che mi hanno lasciato impresso indelebilmente qualcosa nell’animo. I film su cui sono tornato più e più volte, che, senza esitazione, ho voluto riguardare e rivivere di più in questi anni. I film che hanno segnato oltre ogni cosa il mio modo di pensare, di vedere il mondo e guardare il cinema. Ma sopratutto questi sono i film che ho raccomandato più di tutti, i film di cui non riuscivo a smettere di parlare e quelli che ho cercato di far vedere ad altri.
Purtroppo condurre un’analisi del decennio nel cinema sarebbe un compito tanto onorevole quanto oneroso, quindi non dilunghiamoci in questo argomento ricco e complesso; prima di cominciare la classifica semplicemente includo alcune menzioni speciali che mi è dispiaciuto molto escludere dai 25 titolari.
MENZNIONI SPECIALI
(in ordine cronologico)
Kick-Ass (2010), Zero Dark Thirty (2012), 21 Jump Street (2012), La Vita di Adele (2013), La Grande Scommessa (2015), Goodnight Mommy (2015), The Handmaiden (2016), Un Sogno Chiamato Florida (2016), Una Donna Fantastica (2016), Zootropolis (2016), Sing Street (2016), Animali Notturni (2016), The Nice Guys (2016), Perfetti Sconosciuti (2016), Tutti Vogliono Qualcosa (2016), Chiamami Col Tuo Nome (2017), Tre Manifesti ad Ebbing Missouri (2017), The Big Sick (2017), A Quiet Place (2018), Mission Impossibile: Fallout (2018), Girl (2018), A Star is Born (2018), Loro 1 & Loro 2 (2018), Toy Story 4 (2019), Ritratto di una Giovane in Fiamme (2019)
ZERO SPOILER
25) Selvaggi in Fuga (2016)
Taika Waititi verrà senza dubbio ricordata come una delle più energetiche ed originali voci del cinema emerse nel decennio. Con What We Do In The Shadows, Thor: Ragnarok, Jojo Rabbit e il sopracitato Selvaggi in Fuga usciti tutti nell’arco di cinque anni, Waititi ha dato prova di saper bilanciare commedia e tragedia come nessuno prima di lui.
Quando si parla di film di avventura non c’è esempio più calzante che mi venga in mente di Selvaggi in Fuga. Riesce a far ridere e piangere in egual misura. I personaggi, tutti dal protagonista alla figurazione speciale, brillano per l’abilità di Waititi di trasformare il loro trauma concreto e melanconico nel loro strumento di difesa sotto forma di commedia, che questi utilizzano per non confrontarlo o per aggirarlo.
Riesce a dipingere questo quadro poetico di vita che viene immerso in un film senza freni, con un ritmo calzante dal primo all’ultimo minuto in cui ci si perde nel bellissimo e stranissimo mondo della giungla neo-zelandese. Sul finale poi veniamo lasciati con un’ondata di nostalgia dovendo abbandonare questi personaggi ma un vero senso di gratitudine per aver affrontato questo viaggio con loro, per averli conosciuti.
24) Diamanti Grezzi (2019)
Un attacco di panico da 135 minuti è il miglior modo di descrivere le tre giornate che seguiamo nella vita del gioielliere ebreo newyorkese Howard Ratner interpretato da Adam Sandler nella miglior performance della sua carriera e in una delle migliori prove di recitazione che il decennio ci abbia regalato.
La tensione costante che questo film riesce a cavalcare è inizialmente estenuante, ma nello sviluppo della storia l’ansia senza fine si trasforma in adrenalina fino a diventare una droga per il pubblico.
Diamanti Grezzi assume questo strato meta narrativo per cui il pubblico diventa il personaggio, proviamo quello che prova lui e vogliamo quello che vuole lui. I fratelli Safdie fanno l’impossibile nel riuscire a farci empatizzare e avvicinare a una persona ludopatica, folle e disgustosa come Howard, dando magnifica prova della potenza che può avere su di noi il cinema, anche se alla fine ci fanno pagare il caro prezzo di quello che siamo arrivati a desiderare, lasciandoci a noi stessi con mille domande che non vorremmo porci e a cui non ci sono risposte facili.
23) Thor: Ragnarok (2017)
Sarebbe stato impossibile escludere il Marvel Cinematic Universe dalla lista del decennio che così magistralmente ha dominato in pop-culture e box office, ma ancora di più nel sostentamento di una qualità eccellente di film d’avventura che in vari casi potremmo definire d’autore. Grazie alla loro filosofia di produzione i Marvel Studios hanno non solo scoperto alcuni dei registi indipendenti di maggiore successo attualmente, ma gli hanno anche dato carta bianca per realizzare alcuni dei film più belli che siano mai stati realizzati a questa scala di budget: The Avengers, Guardiani della Galassia, Civil War, Infinity War fino anche a Endgame sono tutti grandi film d’azione ed avventura, che hanno lasciato il segno soprattutto grazie alla coerenza con cui ritraggono i loro fantastici personaggi e mondi.
Dei 21 film usciti tra il 2010 e il 2019, nessuno è appassionante, pieno d’amore, divertente, travolgente, assurdo, folle o avventuroso come il Thor di Taika Waititi. Un film in cui i personaggi scappano dal pianeta in cui sono intrappolati attraverso un portale chiamato “L’Ano del Diavolo” rubando dal despota locale la nave spaziale usata per le orge con alieni tentacolari. Credo che non ci sia frase migliore per riassumere al meglio lo spirito del film.
Come commentavano Hemsworth, Buffalo e Watiti, questo è un film in cui i personaggi si amano, si vogliono bene, in cui gli uomini si ascoltano e parlando dei loro problemi, non fa parte della tradizione di maschilismo Americano estremo. In questo film d’amore e divertimento i personaggi sono in difficoltà, vogliono essere amati come tutti noi (e come tutti i personaggi di Waititi) e vedendoli fallire ridiamo con loro. È una pellicola fatta per lasciarti pieno di gioia e adrenalina e ci riesce spettacolarmente.
22) Logan (2017)
Seppure si tratti sempre di un film Marvel (non Marvel Studios però attenzione), non potrebbe esserci scelta più diametralmente opposta alla precedente che Logan. In un futuro prossimo i mutanti sono quasi estinti, e Logan, invecchiato e malato, si trova solo a prendersi cura del Professor X al confine messicano.
Logan al contrario di Thor: Ragnarok è un film cupo, buio, disperato, malato, violento, triste. È un film che riesce ad onorare uno dei personaggi più belli di questo mondo fantastico e allo stesso tempo ad utilizzarlo per racchiudere in esso un serie di metafore sul mondo attuale.
La violenza ritratta in questo film è integrale al suo messaggio, il dolore che Logan deve affrontare per arrivare alla fine del suo cammino viene mostrato attraverso scene di una brutalità inconsueta per qualsiasi film, scene che arrivano davvero a toccare lo spettatore e fargli condividere la disperazione e la tristezza del personaggio. E in tutto questo è un film che riesce comunque ad intrattenere, ad avere un vero e proprio senso del ritmo e di tensione, che lascia sempre quel piccolo barlume di speranza per far andare avanti lo spettatore e tenerlo incollato allo schermo per arrivare ad uno dei finali più toccanti di questi ultimi dieci anni.
21) Edge of Tomorrow (2014)
Per chi ormai non l’avesse capito, sono un grande fan di fantascienza, azione ed avventura: trovo che sia un espressione cinematografica troppo comunemente snobbata e lasciata da parte quando invece alcuni di questi film rappresentano occasionalmente eccellenze di lavoro che portano a risultati eternamente rivisitatili ed esperienze davvero memorabili.
Ed è proprio questo il caso di Edge of Tomorrow, senza dubbio uno dei film che ho maggiormente riguardato in questi anni. Partendo dalla ricchezza produttiva, gran parte degli effetti visivi sono pratici e danno un peso concreto a tutto quello che accade fino all’impeccabile messa in scena con un’originalità narrativa quasi impareggiata nell’epoca, questo film rimane anche alla decima rivisitazione due ore filate di tensione, commedia, romanticismo, azione, dramma ed invenzione.
Appare chiarissimo come Tom Cruise ed Emily Blunt diano tutto a questo film, con una quantità di stunt e sforzi pratici impressionante. Guidati da Doug Liman nel suo miglior film possono dichiararsi autori di uno dei migliori film di fantascienza e azione di sempre.
20) Get Out (2017)
Get Out nella sua sproporzionata genialità ed inventiva si propone come il capostipite del neonato genere del “Thriller Sociale”. Joradn Peele dà una prova contemporanea di stravolgente originalità e conoscenza della storia del cinema e fonde correnti di pensiero ed idee in un pacchetto praticamente perfetto, dando vera forma a questa nuova corrente degli ultimi anni.
Il thriller sociale si caratterizza per una fusione quasi impercettibile di commedia e horror, per la possibilità di giocare con assurdità e surrealismo in maniera molto realistica producendo un risultato che tiene costantemente in tensione il pubblico il quale deve però rimanere sempre in bilico tra la risata e lo spavento, dando vita a un’esperienza davvero unica e ovviamente caratterizzata da un’analisi e scomposizione sociale che non punta mai il dito contro qualcuno, ma piuttosto rende lo spettatore coinvolto nel problema.
Mentre al cinema io mi piegavo dalle risate alcuni signori in fronte a me presi dalla tensione non riuscivano a capire perchè ridessi. Questo scenario si è ripetuto più volte durante il film e descrive perfettamente la bellezza e la complessità di quest’opera, la cui natura ambigua non è una mancanza quanto una costruzione meta narrativa che ne approfondisce il significato e il tema.
19) Drive (2011)
Nicholas Windin Refn si è fatto una fama da grande esteta e Drive di certo non è un’eccezione, ma rappresenta forse il punto più umano e toccante della sua filmografia. Una storia elementare, meno di una dozzina di personaggi nel complesso, con probabilmente tre o quattro sviluppi essenziali al cuore di essa.
Questa semplicità da modo a Refn di dipingere con le sue pennellate giganti una storia che nasce nel corridoio di un appartamento, tra un uomo e la sua vicina e poi si trascina fino a inseguimenti in macchina e violente carneficine. Riesce a catturare l’innocenza e l’imbarazzo di alcuni momenti con una bellezza travolgente e a contrapporli poi a un mondo violento e grottesco senza mai cadere nella banalità e senza mai caratterizzarsi come un film propriamente “criminale”.
Drive si inserisce nell’archetipica storia dell’uomo in cerca di redenzione o ancora più specificamente nella tradizione del “driver film”, e ne aggiorna l’estetica e la narrazione in maniera sorprendentemente toccante, creando uno spettro inaspettato di malinconia e bellezza.
18) The Spectacular Now (2013)
James Ponsolst nel 2013 ci ha regalato una delle più belle gemme del cinema umanista di questa epoca. Da nominare anche sono gli scrittori Michael H. Weber e Scott Neusadter responsabili di una stragrande maggioranza delle migliori storie romantiche ed adolescenziali di tutto il decennio.
La semplice storia di un giovane liceale estroverso ed alcolizzato (Miles Teller) che incontra una ragazza timida e repressa (Shailene Woodley) viene affrontata con una messa in scena elementare, spoglia di qualsiasi cliché estetico o narrativo della tradizione americana e l’effetto risultante è di una potenza emotiva davvero toccante, una dimostrazione del livello di empatia che il cinema può farci arrivare ad avere.
Lo stile si distingue, grazie anche a due eccellenti performance centrali, per una naturalezza assoluta che rende toccante ogni momento di questa complicatissima relazione amorosa nella sua autenticità.
È un film che ad ogni rivisitazione acquista vita, la ricchezza dei personaggi rende sempre più travolgente gli sviluppi comici e tragici del racconto, più li conosciamo e più veniamo coinvolti nel loro dramma. E seppure ci spezzano il cuore, il finale ne fa davvero valere la pena.
17) The Neon Demon (2016)
The Neon Demon è bellezza ed innocenza. Ma Refn non solo ne parla, rende il film stesso un’affermazione di esse con una fotografia surreale e stravolgente che sicuramente ricopre uno dei primati del decennio in fatto di eccellenza in questo campo.
La musica e la psichedelia poi si aggiungono nel creare un’esperienza unica, sensuale, violenta, paurosa ed eccitante. Un cocktail di follia, un viaggio nei sensi, un’opera cinematografica che vive quasi esclusivamente della sua estetica, ma che non potrebbe esistere in altra forma. È semplicemente definibile come un trip, un qualcosa che si può capire solo vivendolo dall’inizio alla fine.
Il significato del finale è totalmente soggettivo, affidato alle sensazioni e sensibilità dello spettatore e al suo modo di caricare di significato i simboli astratti della storia. Una favola orrorifica ambientata e declinata ai giorni nostri, quasi definibile a mio parere come un “mito contemporaneo”.
16) Parasite (2019)
Così fresco nella memoria di tutti, Parasite è un film perfetto che prende il concept di thriller sociale e lo porta in direzioni impossibili da prevedere. Una famiglia povera che infiltra la servitù della villa di una famiglia ricca. La struttura metaforica della narrazione si distingue a mio parere come una delle premesse più geniali mai architettate nella storia del cinema. Un’idea che, come tutte le migliori idee, racconta se stessa e in cui però Bong Joon-Ho non si trattiene dal serbare sorprese completamente inaspettate e inserire elementi che deviano il percorso narrativo in maniere tanto geniali quando anarchiche.
La regia, il montaggio, la recitazione, la fotografia, al scenografia etc…tutto in questo film è impeccabile, non c’è fotogramma che fallisca, ogni battuta è necessaria ed arricchisce il mondo narrativo. È proprio in questa sua perfetta architettura Hithcockiana che Parasite si distingue per la maniera in cui manipola il pubblico come delle marionette: non c’è mezzo battito in cui lo spettatore non stia attraversando esattamente quello che il regista intende comunicare. In un film in cui è presente ogni emozione dalla risata a crepapelle alla paura che raggiunge le ossa, è uno spettacolo travolgente come gli autori riescano a farci attraversare tutto questo senza neanche farcene rendere conto.
15) The Martian (2015)
Il merito che viene sempre mosso a questo film è il fatto che una volta finito, ti sembra che la storia sia realmente accaduta. Per davvero. Ti sembra di aver appena visto un documentario su Mark Watney, astronauta-botanico dato per disperso su Marte che riesce a sopravvivere per più di 400 giorni da solo sull’intero pianeta.
Da quando Ridley Scott lavora come regista non c’è stato decennio che non abbia avuto la sua impronta. Che sia per pubblicità, video o film, sono ormai cinquanta anni che si riconferma come uno dei più grandi professionisti di sempre in questo campo.
The Martian si inserisce come uno dei suoi migliori lavori di sempre e come uno dei film più rivisitabili di questo periodo forse proprio per la sua intelligenza ed accuratezza scientifica. Inoltre e sorprendentemente, il film è davvero divertente, inaspettatamente comico, ma mai per le ragioni sbagliate. È un’avventura che coinvolge e rispetta il pubblico in maniera davvero originale, prodotta impeccabilmente. Uno di quei film speciali che si potrebbe guardare sempre, in ogni momento, senza esitazione. Un merito spesso sottovalutato dalla critica che tuttavia trovo essere uno dei più grandi risultati che un regista possa ottenere.
14) Inside Out (2015)
Anche dopo cinque anni dall’uscita Inside Out è fresco nella memoria come una delle più grandi affermazioni filosofiche fatte dal cinema negli anni ’10. La sensibilità dimostrata in questo film alle emozioni, letteralmente e figurativamente, è legata indissolubilmente al messaggio centrale che lo rende concretamente capace di influenzare e arrivare profondamente al cuore e alla mente del pubblico.
Come sempre la Pixar ci regala un’animazione sbalorditiva, in cui ogni dettaglio, ogni angolo dello schermo viene utilizzato funzionalmente alla storia. Ogni inquadratura ha un contenuto stupefacente di metafore visive che arricchiscono il film costantemente e lo rendono uno spettacolo senza fine.
È davvero raramente che si incontra un film che riesca a comunicare una catarsi psicologica e filosofica di tale proporzione e importanza attraverso l’esperienza visiva e il viaggio narrativo, senza risultare didattico o pretenzioso.
13) Boyhood (2014)
Linklater si riafferma anche questo decennio a mio parere come l’erede di Rohmer e come il più grande umanista della storia del cinema. Boyhood è forse il più grande ed ambizioso film sperimentale fatto nella storia, girato nel corso di dieci anni, ed è incredibile come l’effetto che ne risulti non abbia niente a che fare con questa apparente eccentricità.
Il risultato è così efficace e impercettibile che una persona che lo vede senza avere conoscenza a priori del modo in cui sia stato girato non si porrebbe neanche il problema alla fine. È sbalorditivo quanto naturale sia l’evoluzione dei protagonisti, quanto la coerenza narrativa non porti mai attenzione su se stessa e diventi scontata senza che lo spettatore venga portato a farsi domande.
Seguiamo la vita di questa famiglia per dieci anni, veniamo coinvolti in qualcosa che non ci è dato mai vedere per natura, riusciamo a percepire quell’attimo fuggente, il tempo nella sua infinita imprecisione e complessità e tutto ci appare naturale e vivo. Un’esperienza indimenticabile e dotata anche di un enorme valore di rivisitazione.
12) Raw (2016)
Il decennio 2010-2019 verrà a mio parere ricordato come l’epoca d’oro per i film horror. The Babadook, Hereditary, A Quiet Place, Get Out, Cabin in the Woods, The Witch, The Lighthouse, Don’t Breathe, Annihilation, It Follows, Goodnight Mommy, Mandy, Us, Thelma, Light’s Out, The Neon Demon, One Cut From the Dead, It Comes at Night sono tutti esempi della collezione magistrale di film che abbiamo ricevuto in questo genere, della varietà e dell’intelligenza con cui gli autori hanno avuto modo di trattare questo spettro cinematografico negli ultimi anni. Eppure nonostante la qualità travolgente di tutti questi lavori, c’è un film che per me si erge chiaramente al di sopra di tutti, un’opera di intelligenza straordinaria: Raw.
L’horror è per eccellenza il genere in cui si lavora per metafore, il più vicino discendente del mito greco. Tuttavia questa operazione ha bisogno di delicatezza e ingegno per risultare efficace nel mistero, nella paura e infine nel tema che tratta. Julia Ducournau adempie il compito nel più spaventoso dei modi, raccontando il rapporto di due sorelle attraverso escamotage narrativi che arrivano davvero ad impaurire il cuore e scomodare la mente, terminando in quella che per me è sempre stata una delle migliori inquadrature finali di sempre dal momento in cui l’ho vista.
11) Arrival (2016)
Uno dei protagonisti indiscussi del decennio è stato sicuramente Denis Villenueve che nell’arco di sette anni è riuscito a regalarci La Donna che Canta, Prisoners, Enemy, Sicario, Arrival e Blade Runner 2049. Credo che sia una delle imprese più impressionanti a cui il pubblico cinefilo abbia mai avuto il piacere di assistere. Non a caso ora Villenueve sta andando ancora più a fondo nel mondo della fantascienza con Dune (in uscita nel 2020) visto che è il luogo dove riesce a dare il meglio di sé.
La cosa che ancora mi stupisce di Arrival è il fatto che riesca con totale successo a far comprendere i suoi sviluppi e le sue sorprese al pubblico senza bisogno di semplificare o economizzare. Di nuovo ci troviamo davanti a un film di un’intelligenza straordinaria, che tratta il pubblico con rispetto, invitandolo ad interagire con l’opera fino a che è l’opera in sé a prendere vita dentro di noi e a lasciarci qualcosa di davvero profondo e significativo.
Questa impresa viene resa possibile grazie al modo in cui Villenueve decide di affrontare il tema centrale: il linguaggio. È un film che non solo tratta tematicamente di lingua e comunicazione usandoli all’interno della narrazione per raccontare qualcosa di strordinario, ma è una film che è intrinsecamente legato al linguaggio nella sua estetica e nella grammatica visiva. La pellicola stessa attraverso una rete di inquadrature e simboli diventa una meta-narrazione del viaggio dei nostri personaggi e della loro percezione del tempo per cui, grazie a questa geniale impostazione visiva, il film è non solo in grado di farci digerire una trama ambiziosa e complicata, ma anche di lasciarci una profonda impronta filosofica legata a questa idea percettiva del tempo, del linguaggio e dell’amore.
10) Whiplash (2014)
Se Villenueve e Waititi sono stati dei nuovi protagonisti ascesi ad essere alcuni dei più grandi di questo decennio, Chazelle è indiscusso nel primato da debuttante. Se dovessimo banalizzare tutto il suo apporto alla cultura di questo decennio potremmo banalmente dire che abbia reso il jazz Figo (non a caso con la maiuscola), ma il suo merito va ben oltre.
È riuscito ad introdurre un linguaggio cinematografico completamente originale ed esoterico, un nuovo modo di vedere e mettere in scena la musica nel cinema, rendendoli un tutt’uno, bilanciati, pieni di energia e capaci di creare una sintesi di flusso narrativo, espressione cinematografica e ricchezza musicale unica, invidiabile a mio parere anche ai grandi maestri come Gene Kelly. Ha praticamente reso la sequenza musicale una sequenza d’azione, sostituendo proiettili e adrenalina con la musica.
Anche Whiplash in questa lista ha il merito di essere un film rivisitatile all’infinito, probabilmente per la sua inesauribile energia, nelle performance, nella musica ma sopratutto nel suono e nel montaggio. Pone una fortissima domanda etica, la declina tematicamente in tutti i suoi aspetti e infine non risponde mai, ci lascia in bilico fino all’ultima inquadratura, ci sfida a farci domande difficili e darci risposte altrettanto forti.
9) Cold War (2018)
Perfezione, economia, musica. Una pellicola che fa dimenticare di essere seduti al cinema, delle performance che fanno dimenticare che quelli che stiamo guardando non sono persone reali. Un’estetica visiva di una coerenza e semplicità che fanno domandare se abbia senso andare avanti a vedere o creare ulteriori film.
Non c’è un secondo sprecato, un’inquadratura che non abbia uno scopo, una scena che non faccia emozionare. Non riesco ancora a credere che Pawlikowski sia riuscito a condensare venticinque anni di storia, tutto questo sentimento in ottantotto minuti di film. È un dato che ancora mi sbalordisce. La perfezione estetica del film è assoluta.
E in tutto questo riesce comunque a trovare una leggerezza nel fluire del dramma, non appesantisce lo spettatore per nemmeno un secondo, la visione in sé é di una piacevolezza unica. Questo film mi ha toccato, mi ha cambiato, mi è rimasto dentro e non se ne vuole andare. Le immagini sono per sempre scolpite nella mia mente. I personaggi sono diventati una parte di me, la loro connessione, il loro rapporto è di un’autenticità commovente. Una storia d’amore unica e impareggiabile.
8) Victoria (2015)
Questo è un film che va visto alla cieca. È un film di cui non bisogna leggere neanche mezza parola riguardo la trama o il modo in cui è stato fatto. È un’esperienza unica nel suo genere, una follia da vivere ininterrotta e guardare totalmente vergini.
Ogni volta che rivisto Victoria ho paura di essere deluso, ho paura che il film non riuscirà a ricatturare quell’unica sensazione assurda che riesce a fornirti la prima volta, temo che non riuscirà a replicare quella carica di adrenalina che mia ha lasciato fisicamente scosso quando lo vidi nel 2015, ho paura di far perdere al film valore riguardandolo.
Ed ogni volta il film mi zittisce, scaccia ogni dubbio e mi coinvolge totalmente. È quasi come se il film stesso nella sua infinita ambizione e complessità di messa in scena non creda di potercela fare ma va fino in fondo e, per chi l’ha visto, il fatto che alla fine ci arrivi è la ragione stessa per cui questo è uno dei capolavori assoluti di questo decennio.
7) Before Midnight (2013)
Il terzo incontro con Jesse e Celine dopo Before Sunrise e Before Sunset combacia con la qualità dei suoi predecessori e anzi arricchisce nel suo complesso quest’altro folle esperimento di Linklater. Nel 2014 ci ha dato modo di vedere una famiglia crescere nel corso di dieci anni, ma la sua vera magnum opus è averci dato la possibilità di rincontrare Jesse e Celine nel 2004 e 2013 dopo averli conosciuti nel 1995.
Per chi non conosce la trilogia di questi film è raccomandabile smettere di fare qualsiasi cosa stiate facendo e andare a dedicare le vostre prossime quattro ore e mezza a seguire la relazione di queste due persone negli anni, l’effetto risultante è garantito: cambia la vita, mette tutto in relazione, cambia il modo di pensare e relazionarsi ai propri affetti e amori, dipinge la bellezza della connessione umana nella sua più profonda essenza e fornisce un riferimento quasi religioso di idealismo romantico.
Con Before Midnight si consolida la più grande opera umanista che il cinema abbia mai visto, Ethan Hawke e Julie Delpy potrebbero probabilmente essere gli attori più invidiati di sempre per l’opportunità che hanno avuto e per come l’hanno portata a compimento impeccabilmente. Il fatto poi che Before Midnight sia anche l’opera più matura nella trilogia gli conferisce una profondità infinita, il modo in cui arriva al cuore e alla mente è puntualizzato dal momento in cui decide di abbandonare lo spettatore, lasciando un’impronta di una ricchezza emotiva di cui solo il cinema è capace.
6) Interstellar (2014)
Se Inside Out rappresenta una delle più grandi affermazioni filosofiche fatte da un film di quest’epoca, Interstellar potrebbe essere definito (anche se le parole non bastano) come essenza filosofica, un viaggio visivo intrinsecamente collegato a un’impressione, a un’idea, a un’esperienza a un qualcosa di intangibile poiché è solo il cinema che nel suo poter collegare immagini, suoni e linguaggio è in grado di lasciare una collezione di memorie, emozioni e pensieri nel nostro cervello capaci di guidare ed influenzare il modo il cui percepiamo il mondo e noi stessi.
È l’organo della chiesa che esplode nel totale nulla dello spazio, è lo scaffale della camera di una bambina dietro cui si cela il padre perso nello spazio-tempo, è l’amore che supera la gravità e il tempo, è un pianeta con onde periodiche d’acqua alte centinaia di metri, sono i campi di grano giustapposti ad un buco nero.
Interstellar, anche nella sua sporadica imperfezione, è un viaggio di infinita grandezza audiovisiva e di assoluta monumentalità cinematografica. Una affermazione positivista sull’uomo, la natura e il cosmo, tutti collegati nell’infinito, nel tutto e nel nulla dell’universo ma più di tutto una conciliazione romantica ed idealista di scienza, filosofia e amore.
5) Blade Runner 2049 (2017)
Con Blade Runner 2049 entriamo in un mondo etereo di psichedelia, ipnosi, impressionismo, surrealismo e futurismo. La realizzazione assoluta di un mondo narrativo curato in ogni minimo dettaglio, in ogni minimo significato che porta il pubblico a un’immersione totale, a una perdita di coscienza riguardo il grande schermo. Un’esperienza trascendentale, mistica, qualcosa di indefinibile, che spesso ci richiama e ci riporta alle sue immagini, alla sua musica, ai suoi suoni come unico mezzo di comprensione del suo ideale, del brutalismo cinematografico che riesce a mettere in atto.
Onora ed arricchisce Blade Runner del 1982 ed espande magnificamente le sue idee e la sua estetica. È un film di cui non si riesce a parlare molto, ha senso solo nel momento in cui ci sei dentro, una volta fuori si comincia quasi ad avvertire un senso di nostalgia, o più precisamente un desiderio perverso verso i suoi contenuti e il suo flusso visivo. Un capolavoro assoluto, complesso e difficile, richiede, come del resto anche il suo predecessore, di essere visto più volte per essere digerito davvero.
4) Holy Motors (2012)
Ormai con le ultime e più belle scelte di questa lista, come ho già scritto, diventa difficile definire a parole quello che si può trarre da esse e niente è più vero o appropriato per definire Holy Motors.
Nel passato cercando di proporlo ossessivamente ad amici la domanda era: “ma che tipo di film è?” e la risposta balbettante prontamente arrivava sempre uguale sotto occhi incerti: “è un…devi capire…non è definibile…”. E una volta finito il film arrivava la conferma da tutti: “adesso capisco cosa volessi dire, hai ragione.”
Holy Motors è ciò che forse più si avvicina in questo decennio all’essenzialità psichedelica e cinematografica di 2001: Odissea nello Spazio. È un viaggio nel cinema stesso, è un’esperienza meta-narrativa di proporzioni uniche, è Denis Lavant in una della più grandi e strane performance di sempre, è il più bell’utilizzo di musica che sia mai stato fatto nella storia del cinema (scena della fisarmonica). Holy Motors è indefinibilmente cinema.
3) La La Land (2016)
La La Land è il film che più volte ho visto al cinema in vita mia (otto nel corso di sei mesi) e che più di ogni altro mi ha regalato e riempito di gioia, bellezza, speranza ed amore.
Ricordo ancora come se fosse ieri il momento in cui quella ragazza esce dalla macchina, la camera, senza che me lo aspettassi, comincia a seguirla e parte It’s Another Day of Sun, ricordo chiaramente come la mia bocca si sia spalancata e abbia percepito una sensazione, un’emozione nuova che non avevo ancora provato, come mi fosse chiaro, dal momento che la camera continuava a muoversi e non tagliare, che stessi vedendo qualcosa di totalmente nuovo ed originale. Direi che Chazelle mantiene la promessa alla fine, creando una pellicola che è la più grande sintesi di cinema classico e moderno che si sia mai vista.
“Here’s to the fools who dream” è una delle citazioni più memorabili del film e in qualche modo è anche la perfetta frase che si potrebbe rivolgere ai suoi detrattori. La La Land è la definizione di un film romantico poiché in essenza per accedere alla sua bellezza e alle sue gioie è necessario porsi con animo romantico verso di esso. Questa operazione tuttavia è possibile solo se si accede anche a nostalgia, tristezza ed abbattimento di spirito per certi versi, ma come molti film ci hanno insegnato in questo decennio, non c’è motivo per il quale non possano coesistere con emozioni dello spettro positivo e anzi è la combinazione stessa a renderle non solo possibili, ma altrettanto grandi e coinvolgenti come riescono ad essere in questo film.
Pertanto se si è disposti ad accogliere una tale dose di romanticismo bastano i primi quattro minuti per essere conquistati e il resto del film per rimanere con la voglia di ballare, suonare e amare per il resto della vita. Ormai c’è poco che le parole possano dire dopo che metà dei numeri e delle canzoni del film ormai siano diventate icone del cinema e della cultura moderna. Quello che dirò che spesso non viene ricordato riguardo al film è quanto faccia davvero ridere, quanto comico riesca ad essere e quanto il montaggio sia perfetto ed esemplare. Tom Cross che aveva vinto nel 2014 come miglior montaggio per Whilpash si supera qui è dà forse esempio del miglior esercizio di questa tecnica in tutto il decennio.
2) La Grande Bellezza (2013)
La Grande Bellezza potrebbe non essere solo il titolo di uno dei film più magnifici che il grande schermo ci abbia offerto, ma anche un commento stesso al film e il suo effetto finale.
È naturale che da italiano questo film abbia un effetto leggermente potenziato su di me, ma questo non toglie all’espressione surrealista del film che rimane una delle esperienze più potenti che abbia mai avuto in vita mia.
Anche qui i ricordi della prima visione sono pristini come fosse ieri. Ricordo ancora l’apertura, la sparata di cannone e poi ecco che parte il coro di David Lang e ci troviamo nella fontana delle Acque Paole. Non credo di aver mai visto un film che in così poco tempo sia riuscito ad avere una tale impressione su di me per poi mantenerla costante per tutto il resto del film.
La performance di Servillo è la tela perfetta attraverso cui portarci in questa serie di incontri e sequenze che non smettono mai di sbalordire per la loro bellezza scenica e di impressionare per i loro risvolti.
Ancora adesso la fusione di musica e immagini all’interno di questa pellicola mi è impressa come una fotografia nella mente e risveglia nel cuore delle sensazioni uniche e sublimi, delle emozioni contrastanti che poi alla fine portano sempre a quel momento: a Jep che sulla scogliera di notte guarda la ragazza con cui perderà la verginità spogliarsi e accetta di essere oggetto di quella bellezza e tutto ha senso e infine la burla finale: “in fondo è solo un trucco” che allo stesso tempo contestualizza tutto il film ma ne apre una quantità infinita di interpretazioni valide che servono solo a riempire di significato quello che Sorrentino ci offre: bellezza.
1) Inception (2010)
Inception è il cinema stesso.
Ho insistito molto in questo testo sull’idea del meta-cinema e della meta-narrazione, in particolare perchè più vado avanti nel mio percorso di analisi del cinema più mi rendo conto come la stragrande maggioranza dei grandi film utilizzi il linguaggio cinematografico per creare un’esperienza unica che alla fine diventi essa stessa il significato dell’idea iniziale. È l’idea per il quale un film racconta la sua storia e in questo processo crea un suo linguaggio cinematografico che diventa un’architettura superiore che accompagna lo spettatore nel viaggio narrativo e alla fine è il linguaggio stesso a diventare il significato del film. È la bellezza pura che siamo portati a desiderare ne La Grande Bellezza, è l’inutilità della guerra che viene messa davanti ai nostri occhi alla fine di Apocalypse Now, è l’innesto finale di Inception che ci chiede se stiamo sognando. Attenzione non ci chiede se siamo svegli o no, ma ci innesta il dubbio di cosa sia reale, che è il conflitto al centro della relazione tra Cobb (Leonardo DiCaprio) e Maul (Marion Cotillard).
Inception nella sua infinita apertura interpretativa riesce ad essere tutto, a definirsi come una meta-narrazione sul cinema stesso e sul creare film. Se il primato indiscusso del miglior film sul fare film rimane a 8 1/2, allora Inception è il miglior film mai fatto sul l’effetto dei film, sul cosa vuol dire essere un film. È un significato tematico che ho personalmente trovato nascosto in profondità negli strati di questo thriller epico che non a caso parla dei sogni poiché come dice Villenueve “Il cinema è un ponte tra la realtà e i sogni”.
L’ambiguità di questo film dall’inizio fino alla sua ultima inquadratura viene spesso mal interpretata. Non che ci siano interpretazioni propriamente sbagliate della narrazione poiché appunto essendo un film che parla di fare un film apre un pozzo infinito di possibilità di significato. È più che altro l’attenzione che viene dedicata ai dettagli ad essere frequentemente indirizzata in maniera sbagliata. Non importa se siamo in un sogno o no, non importa a che livello siamo, l’illusione stessa e l’ambiguità della questione sono il vero contenuto a cui vuole arrivare Nolan, ci sta chiedendo di analizzare la struttura stessa del cinema, il perchè accettiamo o rifiutiamo immagini, la maniera in cui operiamo sintesi di significato col montaggio e quando queste sintesi riescono a superare o fallire le parole, ad impressionarci o a lasciarci indifferenti.
Non guasta poi che in tutta questa geniale intricatezza Nolan costruisca un film che parla del fare un film: Cobb deve assemblare una troupe per innestare un’idea, è la stessa operazione che Nolan sta facendo producendo Inception, non a caso questo è il suo film più personale e DiCaprio il protagonista che più gli assomiglia. Quindi tutte le grandiose scene, gli effetti speciali, l’azione stravolgente che viene messa in scena sono tanto coinvolgenti e strabilianti perchè tale è la difficoltà che Cobb e i suoi colleghi stanno avendo ad affrontarle e tale è la difficoltà che Nolan avrà avuto a renderle realizzabili.
Come vedete questa struttura meta-narrativa del film nel film, del sogno nel sogno è un meccanismo che si insinua e declina in ogni singolo aspetto di questo capolavoro rendendolo davvero a mio parere il massimo esempio di cinema di quest’epoca, la più alta espressione di contenuti visivi e tematici e semplicemente la più eccitante esperienza che il grande schermo abbia offerto in questi dieci anni.
I registi che compaiono due volte nella lista:
– Christopher Nolan
– Denis Villenueve
– Damien Chazelle
– Taika Waititi
– Nicholas Windin Refn
– Richard Linkalter
Inoltre anche se non sono un assiduo spettatore di Serie TV, giusto per hobby, ecco una piccola classifica delle migliori serie TV che ho avuto il piacere di godere in questi ultimi 10 anni:
1) Better Call Saul
2) Breaking Bad
3) Mindhunter
4) House of Cards
5) Stranger Things
6) Chernobyl
7) Sherlock
8) The Young Pope / The New Pope
9) Westworld (Stagione 1)
10) The Mandalorian (Stagione 1)
Giacomo De Bello regista e produttore di cortometraggi e video musicali per Sangre Malo Film e dal 2019 tutor di laboratori di cinema nei licei.
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